LUCIO GRECO
RECENSIONI
Vittoria Bellomo
Lucio Greco è un'artista dell'"oggi" che conduce una formidabile ricerca sulle esperienze visive di questo fine secolo per giungere a nuovi esiti. Infatti si intravedono in lui inediti collocamenti, insolite aperture, specialmente per quanto concerne le figure femminili che nascono anche da sperimentazioni al computer, dove è possibile intervenire sulla struttura dell'immagine. Poi. è chiaro, vi è sempre l'elaborazione, l'esecuzione dovuta al patrimonio emotivo e culturale dell'artista. Sono spesso volti ormai acquisiti dal bagaglio visivo collettivo (modelle, dive, ecc.) che, grazie alla possibilità di uscire fuori dagli schemi, proposta essenzialmente dall'arte, ed in questo caso specifico da Lucio Greco, diventano altro. E poi, dicevamo l'uso dei materiali, il gesso steso sul supporto, le reti metalliche e plastiche (quelle reali e quelle virtuali del computer) il lumeggiare degli ori, rivelano un gesto inquieto, in continua evoluzione, fervidamente mai pago. Ma al di là della sperimentazione, della tecnica, che cosa vogliono dirci queste sue creature? Prendiamo per esempio "E Matilde uscì fuori dal sacco". Se l'iconografia classica spesso adoperava la conchiglia per la nascita di Venere, e se poi questa stessa Venere in maniera altrettanto splendida è stata collocata fra gli stracci del Pistoletto, Greco può tirarla fuori dal sacco, ovvero dalla materialità, per sublimarla. Toglierla insomma dal contenitore e darle un contenuto, un'anima. Anche la presenza della rete metallica, si fa metafora di prigione, quasi che per la donna l'immagine, la bellezza, sia costrizione, limite, barriera, chiusura. Bisogna andare oltre l'effige, forse ci dice l'artista, ricercare il nucleo mobile della natura umana, nucleo sfuggente, che continuamente si compone e dissolve, sullo sfondo spesso oscuro di una società i cui valori sono in continua ridiscussione. Ed ecco quel nero bitume che spesso fa da sfondo alle opere di Greco, a suggerirci insieme il mistero, l'incognita del collocamento al futuro. Vittoria Bellomo |